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L'Osteopatia al servizio dei bambini

“Chi ha molto a che fare con i bambini scoprirà che nessuna azione esteriore resta senza influsso su di loro” - Johann Wolfgang Goethe

Di cosa si può essere più onorati se non del vedersi affidare nelle proprie mani la salute di un bambino? Ovviamente questo richiede un grande senso di responsabilità sia umana che professionale. Ed è quello che accade nella pratica della professione osteopatica.

Ci si trova a lavorare con pazienti di ogni età, perfino con i più piccini, addirittura neonati.

Ma perché una mamma e un papà dovrebbero consultare un osteopata per il loro bimbo?

Una serie di condizioni prenatali, perinatali e postnatali possono causare delle più o meno evidenti alterazioni tissutali nel bambino spesso sottovalutate, sfociando in disagi più importanti col passare del tempo. Vediamo un po’ più nel dettaglio cosa succede prima in utero e poi al momento del parto che potrebbe influenzare il corretto sviluppo psicomotorio del bambino.

Nell’utero il feto è in posizione di arrotolamento e c’è quindi un accorciamento delle catene muscolari di flessione. La posizione fetale vede dominare gli schemi flessori: per questo la maggior parte dei riflessi implica l’attivazione delle catene di estensione (del raddrizzamento).

Le catene di flessione e di quelle di estensione lavorano in modo complementare al fine di assicurare l’equilibrio nella statica. Successivamente si attivano le catene crociate anteriori (catene di chiusura che funzionano in sinergia con le catene di flessione) e le catene crociate posteriori (catene di apertura sinergiche alle catene di estensione), preposte maggiormente alle funzioni dinamiche per l’armonia nel movimento.

Nel parto naturale il corpo del neonato srotola le catene di flessione e arrotola quelle di estensione. Alla nascita il tono flessorio prevale su quello estensorio e col tempo si va verso un equilibrio che procede in senso cefalo-caudale e prossimo-distale e che sarà fatto proprio intorno al 7° mese con il raggiungimento della posizione seduta, la lordotizzazione lombare e l’acquisizione dei movimenti di torsione e rotazione. Al 10° mese il bambino gattona e cammina e intorno a un anno inizia a camminare. Per giungere al corretto equilibrio tra le catene è importante che tutte le strutture tissutali del neonato siano libere.

In caso di postura asimmetrica del neonato (torcicollo oppure postura a virgola, ad esempio) le deviazioni si creano attorno alle zone tissutali in tensione. Quando una zona è in tensione ogni allungamento della stessa rappresenta un disagio per il neonato che si difende arrotolandosi intorno alla zona di tensione. Se non liberiamo le strutture si svilupperà un’evoluzione neuromotoria su uno schema squilibrato e anche l’interpretazione dei test neurologici da parte del medico pediatra non sarà completamente affidabile.

Il feto vive già una sua realtà senso-motoria. Il tatto è infatti il primo senso a svilupparsi nell’embrione: la pelle è il primo mezzo di comunicazione per cui è importante favorire l’armonia nella transizione tra vita intrauterina ed extrauterina, concetto che deve essere ben chiaro a tutti i genitori ed operatori che entrano in contatto con queste sensibili piccole persone. Altri stimoli sensoriali vengono dai propriocettori presenti nei muscoli, nei tendini e nelle articolazioni e dal sistema vestibolare, collegato ai recettori degli occhi e delle orecchie.

Inoltre la nascita è un momento di cambiamento e di stress per il piccolo. Il feto nell’utero è protetto. Nelle ultime settimane sta sempre più stretto ed alcune parti possono essere soggette a compressione. Il momento della nascita è soggetto a compressioni e trazioni. Parti lunghi, difficili, con l’ausilio di strumenti o medicinali (forcipe, spatole, cucchiai, forze esterne sul ventre materno, farmaci antalgici, acceleratori o rallentatori del ritmo delle contrazioni, anestesia epidurale, taglio cesareo) sono potenzialmente dannosi per il nascituro. Così può succedere che il neonato sviluppi una postura a virgola o che sia costretto a mantenere la posizione fetale per alcuni giorni desiderando essere fortemente abbracciato o, ancora, mostri una plagiocefalia ossia una deformità della volta cranica (cranio piatto, stretto, curvato) con asimmetrie che aumentano nei primi mesi perché il cranio ed il corpo in genere, si sviluppano con zone deformate bloccate.

Tutte queste sollecitazioni avranno delle ripercussioni sulla base cranica e, attraverso i nervi che vi contraggono rapporto, sul sistema neurovegetativo, ma anche sui sistemi posturale e muscolare e, mediante il coinvolgimento del nervo frenico, sulle funzioni viscerali.

Conseguentemente, i motivi che spingeranno i genitori a consultare un osteopata per il loro figlio potranno essere disturbi del sonno (solitamente sonno insufficiente), asimmetrie posturali (postura a virgola, plagiocefalia, torcicollo ecc.), pianto eccessivo, disturbi digestivi (reflusso, coliche, gas, costipazione), iperattività, ostruzione del canale lacrimale, sinusite, otite, piede torto, turbe della deglutizione, leggeri strabismi.

Sono escluse dalla competenza osteopatica tutte le patologie di ordine medico per cui è assolutamente necessario un preventivo consulto pediatrico al fine di escludere una patologia specifica.

Ma qual è il momento giusto per trattare un neonato?

Nella prima settimana di vita la fisiologia si sviluppa su delle risposte alle tensioni del parto (decompressione delle suture, adattamento alla vita aerea, riposo dallo stress della nascita). Perciò è bene intervenire intorno alla seconda o terza settimana di vita. In ogni caso le asimmetrie devono scomparire tra il 5° e il 6° mese per lasciar spazio alla libera coordinazione dei movimenti in fase di sviluppo.

Lo scopo che il trattamento osteopatico si prefigge è di rilasciare le tensioni periferiche (avvolgimento corporeo) e interne (viscerali) per dare al bambino delle sensazioni di confort e benessere che lo possano rendere libero di esprimersi nei comportamenti, nei gesti e nella postura. Così saranno favoriti uno sviluppo armonioso e l’ottimizzazione dei bilanci neurologici da parte del medico pediatra che dovrà monitorare nel tempo il corretto sviluppo neuro-psico-motorio.

Il trattamento previene contratture, deformazioni, schemi posturali e schemi di movimento sbagliati, assicura la normalità del tono posturale e la fisiologia dei riflessi, il benessere fisico e psicologico ed un apprendimento armonioso.

La liberazione tissutale permette a tutte le funzioni (vascolare, neurologica, viscerale, muscolare) di utilizzare il massimo potenziale e di prevenire paramorfismi e dimorfismi, ossia quelle alterazioni posturali più o meno corrette, che potrebbero divenire maggiormente evidenti con il passare del tempo, quando il bimbo inizierà a sviluppare le funzioni antigravitarie fino al cammino.

La missione dell’osteopata è quella di accogliere ed infondere sostegno, serenità, dolcezza, partecipazione e profondo amore per contribuire al risultato migliore, prestando attenzione all’aspetto emotivo del bimbo ed anche dei genitori. È infatti importante la presenza ed il coinvolgimento attivo dei genitori ai quali devono essere fornite tutte le spiegazioni necessarie a dare chiarezza e fiducia ed i consigli da adottare nella cura quotidiana del piccolo al fine di mantenere il nuovo equilibrio facilitato dall’osteopata come autogestione del bambino e supporto al trattamento osteopatico.

Il bambino va compreso e considerato come un essere maturo e completo, con la consapevolezza che il pianto e l’espressione corporea sono il suo strumento di comunicazione. Un neonato lasciato piangere a lungo accumula nel suo inconscio rabbia, delusione, disperazione e senso di abbandono, che si rifletterà nella sua vita con insicurezza. Il pianto indica bisogno, ed una risposta immediata dei genitori a questa richiesta del bambino infonderà sicurezza di sé nella vita.

Dal modo in cui ogni bambino viene accolto, ascoltato e guidato nel suo sviluppo dipende l’avvenire della società umana. È necessario che ogni genitore e chiunque entri in rapporto con un neonato adotti dedizione e profondo amore, con la consapevolezza che in questo periodo il legame col nascituro è così forte e diretto che la trasmissione della sua attività mentale, spirituale ed emotiva determinerà l’equilibrio psico-fisico del bambino.

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